Non siamo affatto "parsimoniosi", almeno quando si tratta di cibo, acquistato sempre in abbondanza con una inevitabile conseguenza: lo spreco. Frutta, verdura e ogni ben di dio, specie se deperibile, gettato perché scaduto, perché "non va più" o soprattutto perché in Italia manca la cultura dell'anti-spreco, fondata sul "riciclo" degli alimenti, ancora buoni, che usando un po' di creatività, possono essere presentati in tavola con un look che dà al piatto un'aria gustosa e differente. Pensiamoci in occasione della Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare che si celebra il 5 febbraio: cominciamo a fare dei nostri alimenti un consumo responsabile, etico, per noi, per la materia prima e per il pianeta. E nel rispetto di chi il cibo non riesce a metterlo nel piatto ogni giorno e/o più volte al giorno.
Chi dice che siamo spreconi. Con i bla bla siamo bravi a professare la nostra capacità di risparmio e attenzione al cibo, ma i fatti (o meglio i numeri), la dicono diversa. Secondo uno studio CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) svolto in collaborazione con REF Ricerche e il supporto di indagine e analisi di GFK-Italia, il 77% delle famiglie cha ha partecipato all'indagine avrebbe gettato via del cibo nella settimana precedente all'intervista. Quasi un quarto delle famiglie sembra avere, quindi, un comportamento di attenzione al cibo: l'assenza allo spreco è più tipica in famiglie in cui l'età della responsabile-acquisti è maggiore, o laddove il reddito è inferiore, come al sud e nelle sole. Cosa viene buttato di più e almeno una volta a settimana? Verdura, frutta fresca, pane e poi pasta, patate, uova, budini, derivati del latte (yogurt, formaggi). Più virtuose le filiere della carne e del pesce che pesano per il 6% in peso dello spreco medio di una famiglia, pari a 370 gr./settimana/famiglia. è proprio in casa che lo spreco è maggiore, seguito da quello della produzione, ristorazione, distribuzione all'ingrosso e dettaglio. Dati poco confortanti vengono riportatati dal Waste and Resources Action Programme (WRAP): entro il 2030 lo spreco alimentare raggiungerà i 2,1 miliardi di tonnellate, per un valore di 1.500 miliardi di dollari.
Perché sperperiamo? -Siamo molto informati sul cibo- dichiara lo Chef Antonello Colonna -ma affatto istruiti; compriamo i prodotti senza farci delle domande. Servirebbe una campagna di sensibilizzazione che evidenzi le perdite e i rischi dello spreco alimentare e educhi i consumatori all'importanza della prevenzione, del riutilizzo e del recupero-. Basterebbe partire da tre facili regole anti-spreco, a costo zero e altamente etiche, come suggerisce lo Chef:
Tenere sotto controllo gli acquisti, senza eccedere nelle quantità, al fine di scegliere solo ciò che è davvero necessario.
"Andare al supermercato a "pancia piena" per evitare l'effetto compulsività.
Leggere bene le etichette, facendo attenzione agli ingredienti, data di scadenza e indicazioni per la conservazione.
Italia virtuosa. Il nostro è stato il primo Paese in Europa a dotarsi di uno strumento normativo di contrasto allo spreco alimentare con la legge n. 166/2016 ("legge Gadda") che prevede una serie di misure per ridurre la produzione di rifiuti ed estendere il ciclo di vita dei prodotti con finalità di riuso e riciclo, oltre ad incentivare la redistribuzione delle eccedenze alimentari. Un passo importante, considerando che in Europa lo spreco alimentare ha raggiunto 87,6 milioni di tonnellate di alimenti, per una media di 173 chili a persona e che in media circa un terzo del cibo prodotto ogni anno nel mondo viene perso prima del consumo. Convertendo tale quantità in calorie, ne risulta che circa il 24% di tutto il cibo prodotto viene perso o sprecato tra il campo e la tavola. Infine, secondo una ricerca su scala europea, solo 6 persone su 10 riadattano le ricette in base al cibo avanzato.
E tu che consumatrice sei? Attui azioni anti-spreco, sei una riciclatrice seriale del cibo ancora buono?
- Francesca Morelli